Giro dei 5 laghi nel parco naturale del Monte Avic

Domenica 4 Agosto è una bella giornata d’estate…L’ideale per entrare , in punta di piedi , nel meraviglioso regno alpino del Parco Naturale del Monte Avic. Prendiamo quota in un bellissimo lariceto,rompendo il fiato per le gradinate e le balze rocciose che non di danno tregua! Attraversiamo il torrente nei pressi di un alpeggio,che pare una terrazza panoramica sulla valle…Dopo meno di un ora giungiamo a quella che è la prima meraviglia della giornata: il lago Muffe‘!

Riprendiamo il cammino e fra i larici e le praterie d’altitudine raggiungiamo il Col del la Croix a quasi 2300 metri di quota! Qui “scolliniamo” e davanti ai nostri occhi si apre immenso e selvaggio il Vallone del torrente Chalamy. E’ proprio qui , al cospetto di questi boschi e di queste vette , che ci sentiamo minuscoli , cosi’ come a noi paiono minuscole le operose formiche che popolano il bosco.

La nostra pausa pranzo trascorre sulle sponde del lago La Vallette , allietata da una fresca brezza che stempera il sole implacabile delle alte quote! L’alta Valle dello Chalamy è costellata di laghi di origine glaciale , collegati fra loro dal torrente che scende dal Mont Glacier. Non possiamo non soffermarci , in silenzio , ad ammirare questa scenografia naturale…un paradiso alpino da custodire e preservare. Qualche minuto di relax con lo sguardo che spazia nella conca del Lago Noir ci ripaga dell’impegno e della fatica per giungere sin qui! Grazie a tutto il gruppo che mi ha seguito con entusiasmo ed ha saputo apprezzare la grande ricchezza delle nostre montagne ! Alla prossima escursione ! 

Alla scoperta della limonaia di Gargnano, sul Lago di Garda.

"I FRUTTI D'ORO & L'ORO VERDE DEL LAGO DI GARDA"

Una giornata piacevolmente calda ma ventilata ci ha accolti a Gargnano, un angolo di riviera Gardesana che sembra uno spicchio di mediterraneo nel cuore della Lombardia e ad un passo dalle Alpi.

Entriamo nelle terrazze della Limonaia, una monumentale serra bi-stagionale che rispecchia il modello diffusosi dal XVI secolo sul Garda per consentire la coltivazione su larga scala degli agrumi piu’ Settentrionali del mondo.

La serra resta scoperta da Aprile a Novembre, quando con un complesso lavoro manuale viene coperta sia in facciata (con vetrate ed ante mobili) che in copertura con assi di larice per proteggere le piante dalle occasionali gelate invernali.

Questo lavoro, oggi come un tempo, viene eseguito da Fabio Gandossi , che gestisce la LIMONAIA LA MALORA, producendo limoncino e confetture di agrumi home made.

La sua passione traspare nel modo in cui guarda e ci spiega come le piante secolari di limoni Madernini (una varietà selezionata nei secoli proprio sul Garda) crescono rigogliose qui da secoli, fornendo dei piccoli limoni molto aromatici! Questi frutti d’oro un tempo prendevano la via dell’Europa Centrale e della Russia , grazie alla strategica posizione Settentrionale del lago.

Con una facile passeggiata, immersi in un uliveto ormai incolto saliamo verso il borgo di Fornico, con i vicoli di acciottolato, i portoni in legno ed una stupenda vista sull’azzurro del lago.

Giungiamo nell’Uliveto ripristinato e coltivato con passione da Diego, che ci ospita per una pausa pranzo davvero rigenerante e durante la quale possiamo assaggiare e degustare l’olio extravergine dell’ Azienda Agricola Baroldi Diego

Scopriamo  che attorno a noi ci sono almeno 3 diverse varietà di ulivi, selezionate nel tempo, ciascuna con caratteristiche proprie. La Gargnà, ad esempio, si diffuse per la lunga permanenza delle olive sulle piante, che consentivano ai contadini di sbrigare tutte le attività nei campi e posticipare la raccolta delle olive all’inizio dell’inverno.

E’ un’agricoltura ardita, quella Gardesana, che ha reso coltivabili terreni impervi con un lavoro durato secoli. Ed oggi, solo grazie alla tenacia ed alla passione di persone come Diego e Fabio, resiste alle difficoltà regalandoci prodotti di nicchia, da conoscere e saper apprezzare! Alla prossima escursione! 

Monte Nero

12 Maggio 2019 : NEVE DI PRIMAVERA ALLE SORGENTI DEL NURE

La primavera , è risaputo , ha un duplice volto : puo’ proiettarci velocemente verso l’estate grazie alle giornate che si allungano generosamente…oppure riservarci colpi di coda dal sapore decisamente invernale!

L’escursione che abbiamo affrontato Domenica 12 Maggio ci ha regalato condizioni invernali sin dalla partenza del sentiero! Armati di giacche a vento,coprizaini,guanti e cappucci ci siamo inoltrati nella bellissima faggeta dello Zovallo per percorrere l’anello della Cima del Monte Nero , sino al laghetto glaciale dalle cui acque si origina il torrente Nure.

La salita nel fitto del bosco è accompagnata dal nevischio e dal fruscio del vento che muove sinuosamente le svettanti chiome dei faggi , ancora prive di foglie! Acquistando quota il bosco diviene misto ed incontriamo i primi esemplari di pini mughi , che si fanno via via piu’ fitti sino a scalzare del tutto la faggeta. I pini mughi del Monte Nero , assieme ai rari abeti bianchi , rappresentano un “unicum” botanico nell’Appennino Settentrionale. Relitti glaciali ormai confinati quassu’,oltre i 1500 metri di quota. Mentre proseguiamo il cammino il nevischio si è trasformato in una vera e propria bufera di neve , che cristallizza sugli aghi dei mughi , rendendoli sculture naturali scosse dalle raffiche di vento!   

L’arrivo sulla cima del Monte Nero , a 1754 metri di altitudine , è accompagnato dal respiro della bufera…tutto è bianco attorno a noi , non riusciamo a scorgere il lago nè le creste dei monti circostanti…Il monte Bue , il Maggiorasca e piu’ lontano il Penna ! Affrontiamo dei caratteristici passaggi fra le rocce ofiolitiche e scendiamo lungo la Costazza , fino a raggiungere il sentiero che ci riporterà nel fitto della faggeta ai piedi del Monte Nero. 

Date le particolari condizioni meteo è importante non raffreddarsi , quindi proseguiamo andando a chiudere l’anello senza alcuna sosta. Dopo la discesa tra i faggi giungiamo alla conca che ospita il lago…l’atmosfera è incantata e le acque del lago Nero , che alimentano il torrente Nure , sembrano uno specchio che trapela con discrezione dalle nubi basse fra i fiocchi di neve…

Un ultimo strappo nel bosco ci riporta quindi al passo dello Zovallo , dove ci asciughiamo e mangiamo qualcosa nell’abitacolo dell’auto , debitamente riscaldato! Il termometro esterno segna 1 grado…Buon Natale ! Ah, no… oggi è il 12 Maggio , Festa della Mamma!

Anche questa volta la Val Nure ci ha regalato una bella esperienza a contatto con la natura , con la sua forza , la sua energia che ha trasmesso anche a noi , intrepidi escursionisti dell’Appennino da scoprire!

Monte Ragola

APPENNINO DA SCOPRIRE : ALLA CONQUISTA DEL MONTE RAGOLA

E’ una frizzante mattina di fine Aprile e finalmente , dopo alcuni giorni perturbati , il cielo torna azzurro. Nuovi Orizzonti con un bel gruppo di escursionisti e tre amici a quattro zampe affronta la prima escursione del ciclo “Appennino da scoprire”. L’appuntamento e’ a Ferriere , in Val Nure , dove oltre ad un “rinforzo” della colazione si fa incetta di coppa piacentina e pane fresco ! Dopo un ultimo tratto in auto raggiungiamo il Passo dello Zovallo , a cavallo delle province di Parma e Piacenza.

Scarponcini ai piedi e zaino in spalla si parte immergendoci subito in una bella faggeta ! Il Monte Ragola ci mostra ben presto il suo fianco occidentale , scosceso , pietroso e punteggiato di mughi…una rarita’ botanica in Appennino che ha qui e sul vicino Monte Nero il suo unico areale di diffusione spontanea.

Ci troviamo dunque ad affrontare il crinale del Ragola , seguendo il sentiero che procede irto a zig-zag sul pendio…il sole è limpido e soffia una decisa brezza da Nord. I mughi lasciano presto spazio ad un susseguirsi di roccette e gradoni che ci fanno rapidamente prendere quota.

Attorno a noi lo sguardo spazia dalla Val Nure alla Val di Ceno e sin verso la provincia di Genova  , con i massicci del Penna e dell’Aiona.

In breve raggiungiamo l’anticima e quindi la croce di Vetta del Ragola! Siamo a 1712 metri di altitudine ma l’assenza di cime piu’ elevate e la limpidezza del cielo ci fanno sentire sul tetto della Val Nure! Riusciamo anche a scorgere il baluardo innevato della catena alpina! Dalla cima verso est e sud est l’aspra montagna cambia volto e si presenta con ampie praterie d’altitudine con estesi mugheti e ginepri…Degrada dolcemente con una successione di pianori , testimoni dell’azione erosiva dell’antico ghiacciaio , fino a Prato Grande dove pranziamo su comodi tavoloni in legno tra faggi e ruscelletti . 

La via del ritorno sara’ meno impegnativa , a parte il superamento di una colata detritica sul versante Nord , che interrompe la continuità della faggeta . Ampie radure tappezzate dalle eriche in fiore ci regalano atmosfere da regno degli Elfi…il silenzio è rotto dal fruscio del vento che muove le fronde del bosco , che qui attende ancora di aprire le sue gemme. Per questo la luce nella faggeta è particolare ed il sottobosco insolitamente luminoso.

Dal basso scorgiamo il profilo del massiccio del Ragola che abbiamo percorso in mattinata…Le gambe accusano un po’ i chilometri percorsi , ma la soddisfazione è tanta…Il maestoso Monte Ragola ci ha regalato una stupenda giornata in natura.

Grazie a tutto il gruppo ed al piu’ piccolo partecipante , di soli 7 anni , che ha dimostrato la stoffa del vero “camminatore” !

Alla prossima tappa alla scoperta dell’Apppennino Piacentino !

 

Una giornata di primavera sui sentieri della Rocca di Manerba

Domenica 24 Marzo ho salutato insieme ad un gruppetto di escursionisti l’equinozio di primavera avvenuto pochi giorni fa, con una full immersion in natura sul Lago di Garda!

Abbiamo percorso i sentieri del Parco naturalistico della Rocca di Manerba che comprende un’area protetta sia di terraferma che lacuale. Esattamente ci troviamo sulla sponda Occidentale del Garda, fra Desenzano e Salò , in provincia di Brescia.   

La particolare conformazione del territorio , che presenta un imponente falesia alta quasi 100 metri  e lunga oltre 3 chilometri che si tuffa nelle acque del lago, ha preservato questo tratto di costa dall’edificazione e consente di apprezzare il microclima lacustre in tutte le sue sfaccettature.

L’escursione ha inizio a circa 200 metri di altitudine dove si trovano i resti della Fortezza Medievale distrutta nel 1574 dalla Repubblica di Venezia in quanto diventata rifugio di briganti. Da quassù la posizione dominante ci permette di ammirare tutto il basso lago, dalla penisola di Sirmione a Toscolano Maderno, con l’isola del Garda e di San Biagio che corona il limpido golfo di Manerba.

La vista d’insieme è l’occasione per tracciare idealmente il percorso che intraprenderemo, scendendo dal ripido sentiero del Fico d’India! Si, perchè qui le tiepide acque del lago favoriscono l’insediarsi di essenze tipiche del clima mediterraneo. Assieme alle roverelle ed agli ontani qui troviamo infatti il leccio, lo scotano ed il terebinto, parente stretto del pistacchio ed al margine dei prati aridi fioriscono piccole ma preziose orchidee.

Raggiunto il promontorio di Punta Sasso ci affacciamo dalla scogliera che si mostra in tutta la sua selvaggia imponenza. Fra le sue balze nidificano i gabbiani e sotto di loro, in una silenziosa e solitaria spiaggetta rocciosa trascorriamo la nostra rigenerante pausa pranzo.

Al rientro, in pomeriggio caldo ed assolato come fossimo già a fine Aprile, camminiamo su strade bianche in un ordinatissimo uliveto, fiancheggiamo lo stagno intermorenico residuo della bonifica dell’800 fino ad inoltrarci nel bosco e raggiungere la meravigliosa spiaggia Pisenze, posta al margine Settentrionale della Rocca. I suoi fondali misti rocciosi e sabbiosi regalano trasparenze e sfumature di colori uniche, che variano di ora in ora assecondando le diverse condizioni di luminosità.

Non ci resta che farci cullare dal fruscio delle onde e dalla luce tenue del tardo pomeriggio prima di rientrare al parcheggio con in tasca, anche questa volta, una impagabile giornata in Natura!

Fra cielo e mare, sull’Alta Via dei Monti Liguri

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Domenica 3 Marzo con entusiasmo e voglia di natura, ho accompagnato 5 escursionisti lungo un percorso suggestivo e mai scontato. Un sentiero interamente oltre i 1000 metri di altitudine che percorre la cresta dello spartiacque Ligure-Padano.

Abbiamo camminato lungo l’Alta Via dei Monti Liguri, che in questo tratto corre sospesa fra cielo e mare sopra Voltri, Arenzano e Cogoleto.

Le cime dell’Appennino formano un altipiano che verso la pianura Padana degrada dolcemente ed è ricoperto da fitte faggete. Se volgiamo lo sguardo verso il mare invece i pendii sono piu’ ripidi e brulli , tappezzati solo da radi boschetti di pini neri.

La sensazione dominante, tuttavia, è quella dell’immensità…sopra di noi il cielo blu che si perde prima nel Mar Ligure e poi nelle cime innevate delle Alpi, fra cui scorgiamo gli inconfondibili profili del Monviso e del gruppo del Monte Rosa.

Un vento teso soffia dalla costa, placandosi solo in corrispondenza di ostacoli naturali, quali promontori rocciosi o boschetti di Pinus Nigra, veri pionieri che resistono a condizioni estreme.

E’ proprio la vicinanza del mare alle creste montuose a generare un estrema mutevolezza del clima e venti forti.

D’inverno la neve puo’ essere molto abbondante, cosi’ come puo’ scomparire in breve tempo per l’arrivo dello Scirocco!

D’estate, in egual misura, si puo’ passare nell’arco di poche ore da una calda ed assolata giornata a nebbie fitte o temporali improvvisi.

Questa mutevolezza di luci, colori, venti ci ha accompagnato anche nella nostra escursione. Dopo una mattinata tersa e soleggiata un bianco tappeto di nuvole è andato formandosi con estrema rapidità sul mare, inizialmente pareva immobile, poi ha iniziato a lievitare ed il vento, intercettandolo, lo ha trasportato verso le montagne!

E’ stato così che il nostro cammino di rientro è avvenuto sotto una luce stupenda, entrando ed uscendo dalle nuvole, che ora viaggiavano veloci sopra le nostre teste e dopo pochi passi erano qualche centinaio di metri sotto i nostri piedi, regalandoci la sensazione di un viaggio aereo!

Anche questa volta la camminata lungo quello che amo definire il “tetto” o “attico” della Liguria è stata un esperienza unica! Alla prossima escursione in natura!

Alla scoperta del magico mondo delle piante tintorie

Sabato 23 Febbraio con un gruppo di 9 escursionisti, mossi da curiosità e passione verso tutto ciò che Madre Natura sà regalarci, abbiamo sperimentato qualcosa di sorprendente. Agnès, textile designer, ci ha aperto la sua casa nel bosco nell’entroterra Ligure dove fra camelie, narcisi e mimose in fiore siamo entrati in contatto con l’universo delle piante tintorie.

Nell’ultimo secolo con l’avvento della chimica, dei coloranti di sintesi e delle fibre sintetiche si sono abbandonate ed in molti casi perdute le conoscenze tramandate da generazioni sulle piante e le radici che con le loro sostanze naturali sono in grado di tingere i tessuti!

Ed è proprio in questo mondo di conoscenze ed esperienze del passato che, sempre guidati dalla bravissima Agnès, abbiamo attinto per trasformarci in creativi decoratori di tessuti di cotone! Le piante tintorie e le tecniche sono molteplici, noi abbiamo sperimentato con entusiasmo l’ecoprint!

 

Ed eccoci pronti di fronte ad un bancone perfettamente attrezzato con foglie, radici, fiori e persino il catafillo della cipolla (la pellicola esterna che la riveste). Abbiamo a disposizione degli scampoli di cotone preventivamente trattati con un ammollo chiamato mordenzatura (che serve a far si’ che il tessuto sia più ricettivo verso le sostanze coloranti) che vengono stesi sul piano.

Come sulla tela di un quadro, con tutto l’estro e l’inventiva che ci ispirano, posizioniamo le foglie di quercia, di eucalipto, le radici di robbia ed anche, come petali, i catafilli della cipolla.

 

Ognuno esprime la propria creatività, come ci dice Agnès con la tintura naturale nulla è scontato, ogni volta i risultati sono diversi, bisogna sperimentare!

Terminato il lavoro prettamente decorativo occorre arrotolare su di un anima in legno il tessuto, sino a formare una sorta di salsicciotto legato stretto stretto con lo spago. Fogli, fiori, radici devono aderire al tessuto.

Mentre noi ci incamminiamo alla volta del borgo di Romaggi i nostri “rotolini” di tessuto vanno in cottura al vapore e ci restano per almeno un ora.

Smettiamo dunque i panni dei “decoratori” e vestiamo quelli degli “escursionisti”. Ci inerpichiamo lungo un sentierino nel bosco che in pochi minuti ci conduce ad una piu’ ampia mulattiera.

Percorrendola aggireremo il profilo della montagna, ricoperta da boschi misti di querce, castagni e dalla macchia mediterranea, in particolare corbezzoli ed erica arborea.

Ci troviamo in Val Fontanabuona, nell’entroterra fra Chiavari ed il primo Levante Genovese.Terra di migranti e di cave di ardesia ,oltre che di tenaci agricoltori che strappavano ai pendii scoscesi lembi di terra da coltivare con arditi terrazzamenti.

Giungiamo a Romaggi ,un pugno di case strette sulla sommità di un poggio ,abitate stabilmente da poche decine di abitanti. Per pranzo gustiamo degli squisiti ravioli alle borragini fatti in casa, proposti sia con burro e salvia che con un sugo di carne e pomodoro!

E’ proprio il caso di dire che la buona tavola è uno dei piaceri della vita, meritatissimo dopo la camminata!

Al nostro rientro alla casa nel bosco di Agnès la curiosità è tanta, ognuno aprira’ come uno scrigno il suo salsicciotto o la sua maglietta e saranno la meraviglia e lo stupore a parlare.

Come dimostra la foto, Madre Natura ha impresso, grazie al calore, le sue impronte magiche sul tessuto…regalandoci pezzi unici!

E’ stato davvero un laboratorio entusiasmante. Solo l’inizio, per chi lo vorrà, di un percorso di conoscenza e di sperimentazione dell’utilizzo delle piante nella decorazione e colorazione delle fibre naturali!

L’articolo non vuole essere un vademecum sulla tecnica dell’Ecoprint e potrebbe contenere imprecisioni o non essere esaustivo dal punto di vista strettamente tecnico. Il suo scopo è unicamente quello di raccontare un esperienza, vissutà con curiosità ed entusiasmo!

Un grazie ad Agnès di Trame Silvestri che ci ha seguiti con pazienza e cura ed a tutti i partecipanti che si sono messi in gioco in questa giornata che abbiamo voluto chiamare “Trame & Colori,Sentieri & Sapori”.

Cosa metto nello zaino?

Cosa metto nello zaino?

Il dilemma si presenta sempre prima di un escursione in natura…cosa mettere nello zaino?Essere essenziali oppure portare sulle spalle una sorta di “casa viaggiante” con accessori di ogni sorta che ci garantirebbero la sopravvivenza su di un isola deserta?

Fra i due eccessi la scelta dovrebbe ricadere su di un giusto compromesso,frutto di opportune valutazioni.

Poniamoci alcune domande chiave:

  • L’escursione ci portera’ in quota?
  • Mangeremo al sacco oppure in un rifugio?
  • Saremo in prossimita’ del mare,al lago,in collina o in montagna?

Poniamo il caso di dover affrontare un’escursione giornaliera, con pranzo al sacco. Andremo in montagna, intorno ai 1500 metri di quota. Attraverseremo un bosco, fino a giungere in un alpeggio.

Iniziamo col dire che, per affrontare un escursione, sono fondamentali le “ruote”, ovvero gli scarponcini. Anche se non si mettono nello zaino è d’obbligo spendere qualche riga sul tipo di calzature da indossare sui sentieri.

Innanzitutto devono essere comode, con suola in grado di assorbire le sollecitazioni su terreno sconnesso (vibram) e preferibilmente impermeabili (goretex). Alti o bassi, piu’ o meno rigidi, dipenderà dal tipo di escursioni che dovremo affrontare.

Sentieri turistici o escursionistici con bassi dislivelli e percorsi agevoli sono percorribili con scarponcini bassi e piu’ leggeri. Percorsi impegnativi con dislivelli piu’ marcati, pietraie, gradoni rocciosi necessitano di calzature alte che garantiscono sostegno e protezione.

In tutti i casi sono vivamente sconsigliati sandali e scarpe con suola liscia. Altra cosa importante: sarebbe bene, per permettere al piede di adattarsi alla calzatura, non indossare scarponcini nuovi la prima volta che si affronta un escursione molto lunga…ma fare una sorta di rodaggio graduale.

Per aiutarci nella progressione e per non sollecitare troppo le ginocchia in discesa possiamo aiutarci con i bastoncini da trekking telescopici.

Veniamo al nostro zaino: non dovranno mai mancare calze e maglietta di ricambio (da conservare in un sacchetto impermeabile, per proteggerle da eventuali docce accidentali dello zaino) ed una giacchetta antivento/antipioggia.

Queste cose basilari, che occupano poco spazio, devono sempre far parte del corredo base dello zaino, anche se partiamo con un sole che spacca le pietre, in città non tira un filo di vento e la siccita’ dura da mesi.

Trascorrere una giornata all’aperto ed in montagna, soprattutto nei mesi estivi, ci espone infatti al rischio dei classici temporali di calore. Avere una mantellina od un buon k-way e’ essenziale per limitare il rischio di bagnarsi e di raffreddarci. Porteremo con noi anche una felpa o pile e se la meta e’ la montagna, un paio di guanti (utili anche d’estate in particolari condizioni).

Per quanto riguarda gli accessori, sono necessari: occhiali da sole, cappellino, crema di protezione solare ed un mini kit di pronto soccorso con cerotti, disinfettante e garza.

Tra gli accessori facoltativi possono esserci un binocolo ed un telo per un eventuale pic-nic sul prato.

Dovremo poi isolare in un sacchetto le libagioni destinate al pranzo al sacco e l’acqua, che dovra’ essere dosata in funzione della disponibilità di fonti di approvvigionamento lungo il percorso. E’ sempre bene informarsi su questo aspetto, sia per evitare di caricarsi inutilmente o nel caso opposto, di restare senza liquidi. Soprattutto se il percorso è assolato o prevede salite impegnative che aumentano la sudorazione. 

Non dimentichiamo anche uno o due sacchetti in piu’ per raccogliere i rifiuti del pranzo (che riporteremo diligentemente a casa) ed anche per portare via eventuali contaminanti ambientali che possiamo intercettare lungo il sentiero, soprattutto oggetti in materiale plastico non biodegradabili.

Chiaramente l’elenco di cui sopra non e’ esaustivo, vuole essere una sorta di guida di indirizzo base. In funzione della passeggiata da affrontare, delle quote raggiunte, delle caratteristiche degli ambienti attraversati, potrebbero essere necessari, ad esempio, repellenti per zanzare, fasce paraorecchie, pantaloni lunghi e corti…

Per concludere: noi cosa dobbiamo indossare? Visto che abbiamo parlato solo di scarpe e di cosa mettere nello zaino? La regola base e’ quella dell’abbigliamento a “cipolla”, che parte da una buona maglietta ed un pantalone comodo (no jeans o tute in acetato) e sopra, a seconda della stagione, una giacchetta tecnica per escursionismo o una felpa da mettere e togliere con facilita’ in funzione della temperatura e dello sforzo fisico richiesto nell’escursione.

GAE: chi è e cosa fa.

Chi è e di cosa si occupa la guida ambientale escursionistica (GAE)?

Facciamo un po’ di chiarezza e cerchiamo di capire insieme cosa significa essere una Guida Ambientale Escursionistica. Partiamo dalla definizione ufficiale, che inquadra la GAE o Guida Naturalistica come il soggetto che, con professionalità, accompagna in sicurezza a piedi (o con altro mezzo di locomozione non a motore) persone singole o gruppi in ambienti naturali, anche innevati.

L’accompagnamento avviene assicurando a tutti i partecipanti la necessaria assistenza tecnica e svolgendo nel contempo attività di didattica, educazione, interpretazione, divulgazione ambientale ed educazione alla sostenibilità.

Camminare in natura accompagnati da una GAE, quindi significa percorrere sentieri sicuri, precedentemente perlustrati dalla guida stessa e scoprire gli aspetti naturalistici, ambientali, antropologici e culturali dei territori circostanti, siano essi in montagna, collina, pianura od in ambiente acquatico/palustre.

L’attività della GAE puo’ spaziare e proporre attività e laboratori (indirizzati a molteplici target di eta’, dalle scolaresche agli adulti) per sviluppare nuovi modi di conoscere l’ambiente naturale ed antropizzato (ovvero modificato e governato dalle attività umane), i suoi equilibri e le problematiche ecologiche e di tutela della biodiversità.

IMPORTANTE: Sono escluse dall’ambito professionale delle GAE percorsi od attività sportive quali arrampicata/vie ferrate che richiedano l’uso di attrezzatura e tecniche alpinistiche, quali corde, piccozze e ramponi. Per questo tipo di percorsi è necessario affidarsi alle Guide Alpine ed agli accompagnatori di Media Montagna.

AIGAE: garanzia di professionalità e affidabilità

AIGAE Associazione Italiana Guide Ambientali Esursionistiche e’ un Associazione Nazionale di Categoria che rappresenta coloro che per professione accompagnano le persone in natura. E’ inserita nell’elenco ricognitivo del Ministero dello Sviluppo Economico tra le Associazioni Professionali che rilasciano l’Attestato di Qualità e Qualifica Professionale dei Servizi prestati ai soci ai sensi della Legge n.4/2013 (Artt. 4/7 & 8).

Aggiungo che,al fine di essere regolarmente iscritti ad Aigae, è necessario maturare a scadenze previste dal regolamento dei crediti formativi, ottenibili frequentando corsi di aggiornamento e seminari. Questo al fine di garantire vivacità delle competenze, sempre maggiore preparazione ed occasioni di approfondimento su diverse tematiche connesse alla professione ed all’educazione ambientale.

Cosa c’è dietro le quinte di un’escursione organizzata da una GAE?

Finalmente è arrivato il fine settimana e dopo giorni trascorsi sommersi dalle problematiche e dallo stress degli impegni quotidiani ci possiamo finalmente rilassare e ricaricare con una bella passeggiata in natura. Ci presentiamo puntuali al ritrovo fissato e dopo l’introduzione alla camminata si parte.

Le piacevoli ore trascorse fra gli ulivi, il pranzo al sacco vista lago, le curiosità che abbiamo scoperto soffermandoci dove ci ha condotto la Guida fanno sì che la giornata trascorra serena e non ci accorgiamo di essere già sulla via del rientro. La giornata in definitiva è volata!

Però per raggiungere questo obiettivo la guida ha dovuto svolgere,in precedenza, un lavoro di preparazione e progettazione dell’itinerario.

Ha valutato il tipo di percorso, gli angoli di maggiore interesse/panoramicità, gli argomenti da affrontare ed approfondire cammin facendo, la lunghezza complessiva del percorso ed i tempi di percorrenza. Ha effettuato uno o più sopraluoghi per verificare lo stato del sentiero, anche in diverse condizioni meteo, valutando possibili alternative o varianti del tracciato in caso di imprevisti.

Inoltre ha monitorato, sino alla sera precedente l’escursione, le previsioni del tempo per assicurare lo svolgimento del trekking in condizioni sicure. Un’escursione di 4 o 5 ore insomma prevede un tempo molto maggiore per la sua preparazione.

Segnaletica Escursionistica: impariamo a conoscerla.

Segnaletica Escursionistica: impariamo a conoscerla.

Quando ci si prepara ad affrontare un’escursione o una passeggiata in natura e ci si allonta dai centri abitati è bene essere informati sul tipo di percorso che andremo ad affrontare.

Per fortuna spesso ci vengono in aiuto i cartelli segnaletici posizionati lungo il percorso, che ci indicano:

  • la localita’ in cui ci troviamo
  • quelle raggiungibili
  • il numero del segnavia
  • spesso anche il tempo di percorrenza stimato

Sono tutti elementi importanti da considerare, dal tempo a disposizione prima del tramonto, fino al dislivello da superare per pianificare al meglio la passeggiata, senza farsi cogliere impreparati dal buio o dall’eccessiva stanchezza.

I fattori che vanno ad incidere sulla difficoltà di un percorso escursionistico infatti sono molteplici e vanno altresì adattati alla preparazione di ciascuno, quindi mai generalizzare ed essere superficiali.

 

Per aiutarci in questa valutazione esiste una scala convenzionale di difficoltà che classifica e raggruppa i percorsi di tipo escursionistico in 4 categorie aventi ciascuna determinate caratteristiche.

T (TURISTICO)

Sono itinerari su stradine, mulattiere o comodi sentieri ben segnalati. Generalmente non sono molto lunghi, non presentano problemi di orientamento e richiedono un minimo allenamento alla camminata.

E (ESCURSIONISTICI)

Sono percorsi che si snodano su sentieri od evidenti tracce su terreni diversi (pascoli, detriti, pietraie). Sono segnalati con vernice su pietre ed alberi e richiedono buone calzature da trekking ed una sufficiente capacità di orientamento. Possono svolgersi anche in ambiente innevato ma con lievi inclinazioni del percorso.

EE (ESCURSIONISTI ESPERTI)

Questi sono sempre itinerari segnalati ma possono snodarsi su pendii scivolosi, pietraie od anche singoli passaggi rocciosi nei quali aiutarsi con le mani, pur non necessitando di particolari attrezzature o dispositivi di autoassicurazione (corde e moschettoni). Questi sentieri richiedono una discreta conoscenza dell’ambiente alpino, passo sicuro ed assenza di vertigini. Anche la preparazione fisica deve essere buona, in grado di superare una giornata di cammino piuttosto impegnativo.

EEA (ESCURSIONISTI ESPERTI CON ATTREZZATURA)

Gli itinerari classificati come EEA si svolgono in ambienti perlopiù rocciosi, con passaggi anche esposti ed attrezzati (vie ferrate) da affrontare con dispositivi di autoassicurazione, quali corde, moschettoni, caschetti.

A margine di questa classificazione è bene precisare che ci sono fattori esterni (che vanno oltre le caratteristiche del tracciato) da tenere sempre ben presenti prima di intraprendere un’escursione.

Se un percorso è definito escursionistico ma è piuttosto lungo, dovremo tenere conto del nostro allenamento e della nostra resistenza, magari scegliendo di ritornare indietro senza percorrerlo integralmente.

Sono anche importantissime da valutare le condizioni ambientali: un sentiero percorso con nebbia, neve, ghiaccio o forte vento puo’ essere molto più impegnativo rispetto al medesimo sentiero in una tranquilla giornata di sole.

Se non siamo avvezzi all’ambiente montano e non conosciamo i luoghi nei quali vorremmo avventurarci possiamo valutare l’opportunità di farci accompagnare da una guida escursionistica o nel caso di sentieri attrezzati, da una guida alpina.